4 INEDITI DALL’ISLANDA

martedì  20:30

“Le persone più pericolose che tu possa incontrare quando stai girando un film sono quelle con delle buone idee perché stanno facendo un altro film, non quello che hai in testa. Così l’unica cosa da fare quando lavori a un film è concentrarsi, vedere la luce in fondo al tunnel e sapere che devi raggiungerla. Non ascoltare mai le persone con delle buone idee e non dimenticare mai ciò che hai visto all’inizio. Questo è l’unico modo per riuscire.”
In questa affermazione di Hrafn Gunnlaugsson, uno dei più importanti registi islandesi, si può dire che sia concentrata la storia cinematografica di una terra che già nel 1906 si presentava come luogo interessante da riprendere da parte di un regista danese. Perché ben presto la ‘visione’ venne direttamente all’autoctono Loftur Gudmundsson che con ísland í lifandi myndum (1925) iniziò la sua indagine sull’industria della pesca.
Bisogna però arrivare agli anni ’60 per trovare due film di finzione interessanti. (The GoGo Girl e Hagbard and Signe). Il punto di svolta si ha quando, nel 1966 viene creata la televisione di stato. I filmmakers che fino ad allora avevano dovuto operare a livello semiamatoriale, girando al massimo in 16 mm, ora hanno la possibilità di professionalizzarsi. Da allora si assiste ad un susseguirsi di registi e di opere che trovano il loro specifico spazio nei festival internazionali riuscendo anche a farsi apprezzare dai distributori di vari paesi. Nomi come quello di Sólveig Anspach (Haut les coeurs!) trovano il loro spazio e ricevono riconoscimenti dal pubblico e dalla critica. Come le quattro opere presenti in questa rassegna che dimostrano come sotto la terra dei ghiacci scorrano correnti sotterranee più che interessanti.

Giancarlo Zappoli, Direttore artistico di Castellinaria, Direttore di mymovies.it

19.04.22 | SPARROWS (Passeri)

regia e sceneggiatura: Rúnar Rúnarsson; interpreti: Atli Óskar Fjalarsson, Ingvar E. Sigursson, Rakel Björk Björnsdóttir, Rade Serbedzija…

v.o. islandese; st. francese/tedesco; 99’ – Islanda, Danimarca, Croazia – 2015

Il sedicenne Ari, che ha vissuto a Reykjavík con sua madre, viene improvvisamente rimandato nei remoti Fiordi occidentali a vivere con suo padre. Il suo rapporto con lui è diventato difficile e i suoi amici d’infanzia sono cambiati. In questo ambiente apparentemente senza speranza, Ari deve farsi avanti e trovare la sua strada.

Al vuoto degli spazi aperti, al dominio della natura, corrisponde un vuoto interiore, difficile da saziare, e un freddo sentimentale, che in molti combattono con l’alcol e l’oblio temporaneo che esso assicura. Su questo mondo si affaccia il protagonista, Ari, preso in un’età in cui non è nemmeno lontanamente artefice del proprio destino, per quanto gli sarà poi permesso. Ari è un passerotto, che ancora cerca il vecchio nido per trovare conforto, ma che, come i passeri, si ritrova a raccogliere le briciole, anche e più che mai nella notte più importante della sua adolescenza, quando l’amore si tramuta in un corpo come morto e in un pasto altrui. (Marianna Cappi, mymovies.it)

26.04.22 | VIRGIN MOUNTAIN

regia e sceneggiatura: Dagur Kàri; interpreti: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir…

v.o. islandese, st. francese; 93’ – Islanda, Danimarca – 2015

Fúsi ha 43 anni, vive ancora la madre e lavora come addetto ai bagagli in un aeroporto. Corpulento e introverso non ha mai avuto una fidanzata e subisce senza reagire i pesanti scherzi dei colleghi. Per il suo compleanno, l’attuale compagno della madre gli regala un cappello da cowboy e l’iscrizione a un corso di ballo country. Fúsi è estremamente restio alla partecipazione ma l’incontro con Sjofn, una delle corsiste, lo spinge a provare.

Dagur Kári, grazie anche alla straordinaria prestazione di Gunnar Jonsson, riesce a portare sullo schermo un corpo ingombrante che nasconde o, meglio, protegge un animo gentile che non ha ancora trovato la forza per liberarsi dalle catene di una soggezione filiale ormai soffocante. Con l’ingresso di Sjfon si misura l’abilità di sceneggiatore di un regista che sa cesellare i propri personaggi non cadendo mai nel facile romanticismo. Sjofn è una donna vera, con la sua tenerezza, le sue aperture, i suoi segreti e i suoi timori. Fúsi con lei impara a vivere in modo nuovo. Il che non significa che tutto sia facile: chi ti aiuta a liberarti può non essere necessariamente libero a sua volta ma questo non deve necessariamente volgersi in negativo. Da ingombranti come ci si sentiva prima ci si può trasformare in imponenti senza aver perso un etto ma avendo colto il valore di un’opportunità. (Giancarlo Zappoli, mymovies.it)

3.05.22 | UNDER THE TREE (L'albero del vicino)

regia: Hafsteinn Gunnar Sigursson; sceneggiatura: Huldar Breifjör, Hafsteinn Gunnar Sigursson; interpreti: Steinór Hróar Steinórsson, Sigurur Sigurjónsson, Edda Björgvinsdóttir, orsteinn Bachmann, Selma Björnsdóttir…

v.o. islandese, st. italiano; 89’ – Islanda, Danimarca, Germania, Pologna – 2017

Agnes e Atli sono una giovane coppia con una bambina. La relazione dà segni di stanchezza e si rompe quando Agnes sorprende il marito guardare un video in cui fa sesso con la sua ex. Sbattuto fuori di casa, Atli torna a vivere con i genitori, nella loro villetta con giardino. Ma sotto quell’albero, che sconfina nella proprietà dei vicini, c’è un lutto che pesa e un equilibrio apparente che è sul punto di scoppiare, con devastanti conseguenze.

La serietà di chi è coinvolto nella farsa è una delle principali premesse alla riuscita dell’effetto comico e il film di Hafsteinn Gunnar Sigursson gioca esattamente su questo principio. Si ride amaro, o forse il riso non affiora veramente alle labbra, ma è lì, sottotraccia, pronto a rincarare la dose, pronto a suggellare, nel finale, la beffa dell’assurdo, la tragicommedia dell’animale sociale. Nella civile Islanda, infatti, dove alzare la voce o parcheggiare fuori posto è un comportamento irrazionale, non c’è spazio per l’irrompere dell’emotività, lo scalpitare dei nervi sotto pressione appare subito violenza, disturbo psichico, occasione per cui chiamare la polizia. Semplicemente non c’è posto per una contravvenzione all’obbligo dell’armonia sociale. (Marianna Cappi, mymovies.it)

10.05.22 | A WHITE, WHITE DAY (Segreti nella nebbia)

regia e sceneggiatura: Hylnur Pàlmason; interpreti: Ingvar Sigurdsson, Ída Mekkín Hlynsdóttir Hilmir Snær Gunason…

v.o. islandese, st. francese; 109’  – Islanda, Danimarca – 2019

Ingimundur è un poliziotto di mezza età che vive in un paesino islandese. La morte della moglie in un incidente lo destabilizza all’improvviso, lasciando l’uomo a elaborare il lutto come meglio può: concentrandosi sulla costruzione di una casa e soprattutto sulla cura della nipotina di otto anni Salka. Sotto la superficie, però, ribolle un istinto che nessuna forma di terapia può tenere a bada. “Investigando” il passato della moglie, Ingimundur scopre tracce di infedeltà e risale all’identità dell’amante. L’ossessione diventa così una nebbia fitta in cui è impossibile orientarsi.

Sorretto da un’interpretazione stupefacente del veterano Ingvar Sigurdsson, per il quale il ruolo è stato pensato e scritto, il film è criptico, ambiguo e spigoloso tanto quanto le immagini dell’Islanda più rurale sono dirette, piene e profonde. Un’opera di contrasti in cui l’amore si scioglie nell’odio, o forse viceversa. In cui il lento e meticoloso “character study” di Ingimundur – scandito dalle stagioni – si abbina a uno stile registico ricco di sorprese, che sa soffermarsi sui piccoli dettagli fino a renderli minacciosi, e abbracciare anche un simbolismo su più larga scala. (Tommaso Tocci, mymovies.it)