Non è certo abitudine dei cineclub ticinesi quella di commemorare i defunti del mondo del cinema. Lo fosse, questa stagione sarebbe stata carica di omaggi alla memoria: Bernardo Bertolucci, Alexander Seiler, Claude Goretta, Agnès Varda… solo per citare i primi che ci vengono in mente. Abbiamo sempre preferito concentrarci sui vivi, riconoscendone il talento, e anche sui morti quando il loro nome e la loro opera fossero indelebilmente impressi nel grande libro della Storia del cinema. Del resto i Circoli del cinema di Bellinzona e di Locarno non hanno aspettato la morte di Bruno Ganz per dedicargli, una quindicina d’anni fa, una corposa retrospettiva (“Bruno Ganz – Tra parola e silenzio”, 28 aprile-10 giugno 2003). In quell’occasione si era tentato di ripercorrere, attraverso una selezione di film, un po’ tutta la sua carriera di attore cinematografico, a partire da La marquise d’O… di Eric Rohmer (1976) fino a Epsteins Nacht di Urs Egger (2002), senza tralasciare i film più famosi da lui interpretati come Dans la ville blanche di Alain Tanner (1982), Der Amerikanischer Freund (1977) e Der Himmel über Berlin (1987) di Wim Wenders, il Nosferatu (1979) di Werner Herzog e altri ancora.
Ma la morte (inaspettata, almeno per noi) del grande attore svizzero ci ha toccato in modo particolare e ci ha spronato, quasi spontaneamente e derogando alle nostre abitudini, a chiudere la nostra programmazione della stagione 2018-2019 con un piccolo
ma sentito omaggio alla sua arte interpretativa. Ognuno dei tre cineclub ha poi scelto in maniera del tutto autonoma i film da presentare. Se LuganoCinema93 ha optato per le sue partecipazioni in film svizzeri del nuovo millennio, i Circoli di Bellinzona e di Locarno si sono trovati concordi nel proporre le sue interpretazioni più recenti anche al di fuori dei confini nazionali, a cominciare da quel The Witness di Mitko Panov (2018) ancora inedito in Svizzera, senza dimenticare un altro film mai uscito in Ticino, The Party di Sally Potter. Bellinzona ha poi inserito Fortuna di Germinal Roaux (che non aveva trovato spazio nella rassegna “Un po’ di cinema svizzero”), mentre Locarno, che invece l’aveva già programmato, ha scelto, come Lugano, Un Juif pour l’exemple di Jacob Berger. E i due Circoli chiuderanno con un classico già mostrato nella retrospettiva del 2003: Pane e Tulipani di Silvio Soldini a Bellinzona, che chiude anche il programma di Lugano, e L’eternità e un giorno di Theo Angelopoulos a Locarno.
Bruno Ganz ci mancherà, come mancherà a tutti quelli che amano il cinema, ma continuerà a vivere attraverso i film che ha saputo rendere indimenticabili con la sua umanità e la sua professionalità.
Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona
regia: Jacob Berger; sceneggiatura: Jacob Berger, Aude Py, Michel Fessler, dal romanzo di Jacques Chessex; fotografia: Luciano Tovoli; montaggio: Sarah Anderson; musica: Manfred Eicher. Interpreti: Bruno Ganz, André Wilms, Aurélien Patouillard, Paul Laurent, Baptiste Coustenoble, Steven Matthews, Elina Löwensohn… Produzione: Ruth Waldburger per Vega Film/RTS/SSR.
v.o. francese; st. tedesco; colore; 73’ – CH 2018
1942, l’Europa è in guerra. A Payerne, cittadina nella campagna svizzera che profuma di lardo, tabacco, latte e carne di pascolo, l’economia va male. Nelle strade si aggirano uomini dalle facce patibolari. I bar sono pieni di gente arrabbiata. Il garagista Fernand Ischi e i suoi compagni sognano di passare all’azione. La prossima fiera del bestiame della regione è fissata per giovedì 16 aprile. Arthur Bloch, mercante ebreo (Bruno Ganz), sarà sul posto. E quel giorno esploderà l’esempio.
Sebbene la Svizzera abbia da sempre goduto di uno statuto neutrale, le tenebre del nazismo hanno inevitabilmente fatto capolino anche nel suo bucolico territorio. Ed è così che, fedele ai suoi ricordi d’infanzia, lo scrittore Jacques Chessex ci parla di un episodio atroce, per non dire bestiale, del quale è stato testimone (…) Ciò che colpisce nel film è il parallelo che Jacob Berger costruisce fra passato e presente. Come se volesse mettere in luce le pericolose similitudini fra la follia passata e la scottante attualità. Sebbene i personaggi rimangano ancorati al periodo nazista (i loro costumi così come il loro quotidiano riflettono una realtà passata), il presente si insinua in questa realtà attraverso piccoli ma significativi dettagli: le macchine, le divise dei poliziotti, le strade sono indubbiamente attuali. Quest’inaspettato scarto temporale rende palpabile un disagio che tutti noi percepiamo senza avere il coraggio di nominarlo. Fra chi fa finta di non vedere e chi guarda come stordito, l’omertà diventa un’abitudine perversa che sembra protrarsi da una generazione all’altra.
regia: Christoph Schaub; sceneggiatura: Martin Suter; fotografia: Filip Zumbrunn; montaggio: Marina Wernli; musica: Balz Bachmann. Interpreti: Corinna Harfouch, Bruno Ganz, Stefan Kurt, André Jung, Teresa Harder, Max Herbrechter, Sunnyi Melles… Produzione: T&C Film AG, Zürich/SRF Schweizer Radio und Fernsehen, Bern/ SRG SSR/Teleclub AG, Zürich
v.o. tedesco; st. francese; colore; 87’ – CH 2009
Giulia si appresta a festeggiare i suoi cinquant’anni. Turbata da questo temuto appuntamento, ha l’impressione di essere invisibile agli occhi degli altri e si vede persino scomparire. In autobus osserva i passeggeri, che la ignorano. Il film segue diversi personaggi, degli adolescenti di quattordici anni, alcuni ospiti di una casa per anziani che festeggiano gli ottant’anni di una di loro e ancora gli invitati di Giulia, che l’aspettano scherzando sui danni che l’età ha causato al loro corpo, alla loro memoria o al loro sonno. Procrastinando l’ora dei festeggiamenti, Giulia incontra un uomo (Bruno Ganz) che la invita per un bicchiere.
Sceneggiato da Martin Suter, Giulias Verschwinden è una commedia corale agrodolce sulla crisi della cinquantina ma anche sulla difficoltà di crescere, un film che si fa beffe dei cliché duri a morire sulle diverse fasi della vita. Il film è dedicato alla memoria del regista svizzero Daniel Schmid.
(dal Catalogo del 62° Festival del film Locarno, 2009)
regia: Fredi M. Murer; sceneggiatura: Peter Luisi, Fredi M. Murer, Lukas B. Suter; fotografia: Pio Corradi; montaggio: Myriam Flury; suono: Hugo Poletti; musica: Mario Beretta. Interpreti: Teo Gheorghiu, Bruno Ganz, Fabrizio Borsani, Julika Jenkins, Urs Jucker, Eleni Haupt. Produzione: Vitusfilm/Hugofilm/FMM/SF/SSR SRG/Teleclub AG/Arte G.E.i.E.
v.o. svizzero tedesco; st. francese; colore; 122’ – CH / F 2006
Genio della matematica e pianista virtuoso, Vitus, sei anni, è l’orgoglio dei suoi genitori, che in lui ripongono grandi speranze. Ma se quest’ultimi già lo immaginano esibirsi negli autitorium più prestigiosi, Vitus rifiuta di seguire un destino che non ha scelto. Il ragazzino troverà rifugio nel laboratorio del nonno (Bruno Ganz), un uomo eccentrico e tranquillo con cui condivide la passione per gli oggetti volanti e un assoluto desiderio di libertà.
In quest’ode alla diversità e alla musica, Fredi M. Murer, dopo Höhenfeuer (1985) e Vollmond (1998), torna al mondo dell’infanzia. Vicino ai suoi personaggi, ne capta sensazioni ed emozioni con delicatezza e poesia. Senza mai delimitare chiaramente la frontiera tra sogni infantili e vita quotidiana, Murer esprime la propria ammirazione per l’inesauribile energia dei bambini, per il loro anticonformismo e la loro spontaneità. (dal Catalogo del 59° Festival internazionale del film Locarno, 2006)
regia: Silvio Soldini; sceneggiatura: Doriana Leondeff, Silvio Soldini; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Carlotta Cristiani; suono: Maurizio Argentieri; musica: Giovanni Venosta. Interpreti: Licia Maglietta, Bruno Ganz, Giuseppe Battiston, Marina Massironi, Felice Andreasi, Don Backy. Produzione: Monogatari, Milano/Amka Films, Savosa/RAI/Istituto Luce/TSI.
v.o. italiano; colore; 110’ – I / CH 2000
“Dimenticata” in un autogrill dalla famiglia in gita, la casalinga pescarese Rosalba finisce a Venezia, dove l’amicizia del timido cameriere Fernando (Bruno Ganz) le fa sperare di cambiare vita: ma fino a quando possono durare i sogni?
Soldini (aiutato nella sceneggiatura da Doriana Leondeff) continua a raccontare la fatica di vivere e la voglia di non farsi schiacciare dalle convenzioni, ma questa volta con i tempi della commedia malinconica, “alla Kaurismäki”… E quest’aura sentimental-rosa, soprattutto in certi personaggi (il marito tradito, l’amica, il fioraio anarchico) finisce per essere più consolatoria che davvero sognante, più programmatica che simpaticamente fuori tempo. Il che non ha impedito al film di riscuotere uno straordinario successo di pubblico, anche per merito della grande prova di Licia Maglietta. Il musicista con parrucca e baffoni che accompagna Don Backy nella balera è l’autore delle musiche del film, Giovanni Venosta, che rielabora anche Eclisse Twist, canzone scritta da Antonioni per i titoli di testa di L’eclisse. (Il Mereghetti. Dizionario dei film 2017, Milano, Baldini&Castoldi, 2016)