KORE-EDA HIROKAZU

un tocco leggero dal Giappone

martedì  20:30

La consacrazione del talento di Kore-eda è venuta con l’attribuzione della Palma d’oro a Cannes, nel 2018, per Shoplifters (Un affare di famiglia), film escluso da questa rassegna perché sicuramente già visto (e forse anche rivisto) da molti in Ticino. Ma lo spettatore attento al cinema di qualità, e in particolare quello dei cineclub della Svizzera italiana, non ha certo dovuto aspettare questo riconoscimento per rendersi conto che il regista giapponese occupa un posto di primissimo piano fra gli autori del cinema contemporaneo. Già il suo primo film di finzione, Maborosi, insignito dell’Osella d’oro per la miglior regia alla Mostra di Venezia del 1995, era stato inserito nel 2000 dai Circoli del cinema di Bellinzona e Locarno in una rassegna che aveva per sottotitolo “Percorsi nell’invisibilità tra esclusione e utopia”. E proprio questa caratteristica, quella di saper indagare l’animo umano al di là della superficie del visibile, è una delle prerogative del cinema di Kore-eda, sempre impostato su finissime allusività piuttosto che su dichiarazioni didascaliche. Nella programmazione dei cineclub erano poi finiti diversi altri suoi film, da After Life (miglior sceneggiatura al Torino Film Festival, premio Fipresci a San Sebastian) a Nobody Knows, da Still Walking a Like Father, Like Son (Premio della giuria a Cannes nel 2013). Ora, proprio come conseguenza di questa nostra affettuosa predilezione per il suo tocco leggero e intimista, ci sembrava giunto il momento di dedicargli una retrospettiva il più possibile completa, che permetterà sia di rivedere e di (ri)gustare alcuni film già proposti (ma spesso più di dieci anni fa!), sia di scoprirne altri per un motivo o per l’altro sfuggiti alla nostra attenzione, come ad esempio Distance (2001), Air Doll (2009), I Wish (2011) o il più recente The Third Murder (2017).
Kore-eda è stato dai critici spesso accostato, per la delicatezza e la classicità del suo stile, al grande Ozu, anche se lui, per ragioni a noi poco comprensibili, si richiama piuttosto a Ken Loach. Per cercare di capirne qualcosa di più su ciò che effettivamente

ha determinato la sua concezione del cinema, è forse utile andare a vedere la sua attività di cineasta prima di passare alla finzione. Kore-eda (Tokyo 1962) esordisce come documentarista per la televisione. Fra i suoi lavori, oltre ad alcuni su argomenti simili a quelli che svilupperà in seguito (Shikashi, 1991, sul suicidio di un funzionario governativo; o un video-diario di un malato di Aids, 1994…) va segnalato un ritratto dei registi taiwanesi Hou Hsiao-hsien e Edward Yang, da cui si evince che Hou Hsiao-hsien è riconosciuto come maestro. Nulla su Ozu, anche se è evidente la sua influenza nell’opera successiva del Nostro. Tutta la sua filmografia ruota attorno agli stessi temi, che sono poi anche quelli di Ozu: i rapporti personali e in particolare quelli famigliari, la memoria e l’identità, il mondo dell’infanzia, la morte e l’elaborazione del lutto. E anche lo stile sembra rifarsi a quello del maestro: nessuna ricerca dell’effetto speciale, i movimenti di macchina ridotti all’essenziale, l’estrema sobrietà della messa in scena. Uno stile che lo colloca fra quei registi che puntano alla sottrazione, rifiutando ogni eccesso ridondante tanto presente in un certo cinema contemporaneo. Quello di Kore-eda è un cinema che non vuole dare risposte, ma che ci invita a sondare la complessità dell’esistenza, ad esplorare le zone d’ombra che influiscono sulle nostre scelte di vita e sulle nostre relazioni con gli altri. Un cinema che, con leggerezza, si concentra sul reale aprendo  spiragli sull’ignoto che c’è in ognuno di noi.
A parte Shoplifters, questa retrospettiva comprende tutti i film di finzione realizzati da Kore-eda per il cinema. È anche presente, ma solo nella programmazione di Locarno, l’ultimo suo  film (e il primo girato fuori dal Giappone), La vérité (2019), con Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke, in concorso a Cannes e proiettato a Bellinzona come apertura dell’ultima edizione di Castellinaria.

Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona

14.01.2020 | MABOROSI

Con Esumi Makiko, Naito Takashi, Asano Tadanobu, Kashiyama Gohkiu, Osugi Ren…

v.o. giapponese; st. francese/tedesco; colore; 110’ – Giappone 1995

Dopo l’inspiegabile suicidio del marito, Yumiko, lasciata sola col figlio appena nato, cerca di rifarsi una vita, sposando un altro uomo che abita in un paese di provincia. Ma l’angoscia non le dà tregua, e il suocero pescatore le racconta la storia di una luce seducente (“maborosi”) che ha visto una volta in mare.

L’esordiente Kore-eda (su sceneggiatura di Ogita Yoshihisa) racconta il lutto, il dolore, l’esistenza che ricomincia, senza arrivare a un punto fermo ma forte di uno stile di classica semplicità: piani sequenza, campi lunghi, silenzi (riempiti a tratti dalle musiche di Ming-chang Chen). Con un controllo e un nitore formale che a volte rischia la calligrafia (la fotografia di Nakabori Masao vinse la coppa Volpi a Venezia), anche se mai a scapito dell’impatto emotivo e del calore umano, più alti che nella media dei film da festival.

21.01.2020 | AFTER LIFE (WANDAFURU RAIFU)

Con Arata, Oda Erika, Terajima Susumu, Naito Taketoshi…

v.o. giapponese, st. italiano; colore; 118’ – Giappone 1998

Nell’aldilà i defunti sono accolti in una specie di centro, nel quale devono scegliere quale ricordo portare con sé. Uno staff li assiste e realizza il ricordo prescelto in un breve film, che verrà proiettato prima del passaggio nell’eternità. Alcuni non riescono a decidersi perché hanno avuto un’esistenza troppo monotona o perché sono giovani e ribelli: ma chi sono davvero gli assistenti?

Il film di Kore-eda (anche sceneggiatore) ha avuto vasta eco internazionale. Realismo fantastico e ambizioni alte: parlare delle piccole cose che danno senso alla vita e al tempo stesso riflettere sul potere del cinema.
La magia del cinema riesce a immortalare, per i personaggi e per lo spettatore, un puro momento di emozione. Il cinema di Kore-eda propone un nuovo significato del termine “indimenticabile”. Come resistere a questo invito? (“Positif”, da una scheda della trigon-film)

28.01.2020 | DISTANCE (DISTANCE)

Con Arata, Iseya Yusuke, Terajima Susumu, Natsukawa Yui, Asano Tadanobu…

v.o. giapponese, st. francese; colore; 132’ – Giappone 2001

Sullo sfondo c’è un fatto reale, il massacro perpetrato dalla setta “Arca della verità” a Tokyo, che aveva causato più di cento vittime, compresi gli attentatori, poi protagonisti di un suicidio collettivo. Tre anni dopo, quattro amici che erano legati ad alcuni dei “terroristi” scomparsi, cercano un po’ di conforto recandosi in pellegrinaggio verso il lago dove tutto ebbe inizio. Là incontrano un uomo che era con gli assassini fino a poco prima della strage. La loro ricerca prende allora una strana direzione…

Il film mette in scena l’incomprensione, il dolore e lo smarrimento di questi personaggi che non riescono a dare un senso alle scelte fatte dai loro cari. Nel corso di una serata passata nella casa che era la sede della setta, Kore-eda fa affiorare il passato di ogni personaggio, segnato dal confronto con chi poi ha annunciato le sue scelte. Sono scene di sconvolgente tenerezza e sconforto. La forza di Distance sta nel rifiuto di giudicare i suoi personaggi e nella decisione di lasciare allo spettatore il compito di contemplare la follia degli uomini, costringendolo ad interrogarsi su ciò che può portare una parte della società a tuffarsi in scelte così estreme. (da una scheda della trigon-film e da senscritique.com)

4.02.2020 | NOBODY KNOWS (DARE MO SHIRANAI)

Con Yagira Yuya, You [Ehara Yukiko], Kitaura Ayu, Kimura Hiei, Shimizu Momoko, Kase Ryo, Terajima Susumu…

v.o. giapponese; st. francese/tedesco; colore; 141’ – Giappone 2004

A Tokyo, il dodicenne Akira accudisce i suoi tre fratelli e sorelle durante le frequenti assenze della madre Keiko: hanno tutti avuto padri diversi, sono attaccatissimi tra loro, non vanno a scuola, e celano la propria presenza ai vicini. Quando la madre li abbandona definitivamente perché ha trovato un altro uomo, la situazione precipita: mancano i soldi, la luce viene staccata…

Mai Kore-eda (anche sceneggiatore) era stato così convincente e toccante. Una situazione paradossale e sconvolgente (e a quanto pare ispirata da una storia vera) viene costruita pian piano, col massimo realismo; e questi piccoli Robinson dimenticati da adulti irresponsabili diventano una metafora potente della società giapponese, disumana e indifferente. I piccoli attori non sono mai sdolcinati; Yagira ha vinto la Palma d’oro a Cannes per la miglior interpretazione maschile.

11.02.2020 | HANA – THE TALE OF A RELUCTANT SAMURAI (HANA YORI MO NAHO)

Con Okada Junichi, Miyazawa Rie, Asano Tadanobu, Kase Ryo, Furuta Arata, Tanaka Shohei, Terajima Susumu…

v.o. giapponese; st. francese; colore; 127’ – Giappone 2006

1702. In un quartiere poverissimo della capitale Edo vive Aoki Sozaemon, detto “Soza”, un giovane samurai arrivato in città per uccidere l’assassino del padre. Inetto con la spada e a corto di denaro, Soza ha molti dubbi sul proposito di vendetta instillatogli dai familiari, e invece di cercare il suo uomo preferisce la compagnia di una giovane vedova e del suo bambino o insegnare a leggere e scrivere agli abitanti del quartiere…

Mescolando personaggi di fantasia a fatti storicamente accertati […], Kore-eda scrive e dirige una commedia in costumi d’epoca che mette ironicamente a nudo la tradizione dei samurai e dei film che li hanno per protagonisti […] Il riluttante Soza è un eroe fuori dalla Storia e contemporaneamente in anticipo sui tempi, costretto ad aderire a un modello di vita superato eppure moderno nei suoi dubbi e nella sua assenza di qualità.[…] Il titolo originale significa letteralmente “anche più dei fiori” e fa riferimento alle presunte ultime parole del signore Naganori Asano, che rimpiangeva di morire più ancora dei fiori di pesco sparsi dal vento.

18.02.2020 | STILL WALKING (ARUITEMO, ARUITEMO)

Con Abe Hiroshi, Natsukawa Yui, Kiki Kirin, Harada Yoshio, Tanaka Shohei, You, Takahashi Kazuya, Katô Haruko…

v.o. giapponese; st. francese; colore; 115’ – Giappone 2008

Come ogni estate, la famiglia Yokohama si riunisce per commemorare il figlio maggiore Junpei, morto quindici anni prima in mare. Il figlio minore Ryota ha da poco sposato una giovane vedova, madre di un ragazzino, e arriva da Tokyo per presentarla agli anziani genitori e alla sorella minore Chi, sposata e madre di un bambino. La tranquilla routine dell’incontro, fatta di pranzi, chiacchiere e visite al cimitero, viene saltuariamente disturbata da momenti in cui emergono i conflitti mai sopiti fra Ryota e il padre, un dottore in pensione che non ha mai accettato la scelta del figlio di non seguire le sue orme, e la rabbia della madre per il tragico destino del figlio.

Straordinario ritratto di famiglia in cui Kore-eda, anche sceneggiatore, rende omaggio all’anziana madre ed esemplifica la sua poetica minimalista e gentile: “Nel corso della giornata, apparentemente tranquilla come un mare piatto, la marea sale e scende, e piccole onde increspano costantemente la superficie. Ho contemplato e ritratto quelle piccole onde che riemergono nel corso di una vita” […] Lo stile rarefatto e la macchina da presa immobile e poggiata sul pavimento rimandano a Ozu, ma quello di Kore-eda non è un semplice omaggio, ma la prosecuzione di un modo di raccontare la vita e le sue dinamiche con un pudore magicamente in equilibrio fra commozione e lucidità.

25.02.2020 | AIR DOLL (KÛKI NINGYÔ)

Con Doo-na Bae, Arata, Itao Itsuji, Odagiri Joe, Takahashi Masaya, Naraki Miu, Fuji Junko…

v.o. giapponese; st. francese; colore; 116’

Nozomi è una bambola gonfiabile di proprietà di Hideo, un uomo solitario che la usa come compagna di vita e oggetto sessuale. Quando Hideo è al lavoro, Nozomi prende vita, scoprendo un cuore dentro di sé ma restando comunque una creatura di plastica piena d’aria. Libera di girare per le vie di Tokyo, trova lavoro presso un videostore, dove si innamora del commesso Junichi dopo che questi l’ha salvata dallo sgonfiamento in seguito a un taglio accidentale…

Kore-eda, come sempre anche sceneggiatore, adatta l’omonimo manga di Gôda Yoshiie e lo trasforma in una parabola dolceamara sulla solitudine metropolitana e sul significato di sentirsi umani. Sorta di angelo caduto in terra, Nozomi si ribella all’aridità sentimentale che vede attorno a sé e con il suo candore redime le vite di chiunque incontri […], salvo pagare a nome di tutti la colpa di possedere un cuore umano.

3.03.2020 | I WISH (KISEKI)

Con Maeda Kôki, Maeda Ohshiro, Otsuka Nene, Odagiri Joe, Abe Hiroshi

v.o. giapponese; st. francese; colore; 128’ – Giappone 2011

Dopo il divorzio dei genitori, il dodicenne Koichi è andato a vivere con la madre nella cittadina di Kagoshima, mentre il fratello più piccolo Ryunosuke è rimasto a Fukuoka con il papà. Insoddisfatto della nuova vita, Koichi sogna di riunire la famiglia e così tornare a casa. E quando qualcuno gli racconta che l’energia generata dall’incrocio fra due treni potrebbe far avverare i desideri, coinvolge gli amici e il fratello in un viaggio che ha per destinazione il punto esatto dove si incrociano i velocissimi convogli shinkansen.

Lavorando su commissione delle ferrovie giapponesi, desiderose di promuovere l’ampliamento delle linee dell’alta velocità, Kore-eda (anche sceneggiatore) mette il suo stile minimalista al servizio di un racconto di formazione che nella parte finale si apre all’avventura e alla favola […] Per il regista, che guarda evidentemente a Buon giorno di Ozu, crescere significa prendere coscienza dei meccanismi che regolano la vita adulta e soprattutto abbandonare un po’ alla volta il regno dell’immaginazione. Ed è a questa seconda condizione che i ragazzini di I Wish non vogliono cedere, imponendo la loro visione infantile della realtà: da qui il senso del titolo originale, Kiseki, che significa “miracolo” e rimanda al desiderio impossibile di Koichi e dei suoi compagni di viaggio.

10.03.2020 | THE THIRD MURDER (SANDOME NO SATSUJIN)

Con Fukuyama Masaharu, Yakusho Koji, Ichikawa Mikako, Saito Yuki, Hirose Suzu, Hashizume Isao, Kotaro Yoshida, Makita Aju…

v.o. giapponese; st. francese; colore; 124’ – Giappone 2017

L’avvocato Shigemori accetta di difendere dall’accusa di rapina e omicidio un uomo, Misumi, già in precedenza condannato a trent’anni di prigione per un altro assassinio. Misumi ha ammesso spontaneamente la propria colpa, e dunque le possibilità di evitare una condanna a morte sono molto scarse […] Sempre più convinto della non colpevolezza del cliente, Shigemori viene però messo in difficoltà dallo stesso Misumi, che cambiando versione dei fatti a ogni interrogatorio sembra voler confondere il suo avvocato. La sentenza del tribunale porrà fine alla vicenda giudiziaria, ma sarà in grado di stabilire la verità sull’accaduto?

Dove sta la verità, sembra chiedersi Kore-eda (sceneggiatore e per l’occasione curatore del montaggio) con questo legal thriller che, a partire dall’omicidio mostrato nella prima scena, mette progressivamente in dubbio sia le convinzioni dei personaggi sia le certezze dello spettatore. L’obbligo professionale dell’avvocato difensore, chiamato non a stabilire la verità ma ad adattare i fatti alle necessità del suo cliente, funziona da perfetta metafora della relatività di ogni narrazione (compresa ovviamente quella del cinema) e soprattutto di ogni tentativo di imporre una giustizia alle azioni degli uomini […] È il primo film in cui il regista rinuncia alla pellicola in favore del digitale.