Molto sovente il cinema d’autore ha tratto ispirazione dalla letteratura, cimentandosi con i suoi personaggi più emblematici. La rassegna organizzata da LuganoCinema93, che con piacere collabora con questo importante evento letterario, disegna una sorta di percorso attorno al tema dell’edizione di PiazzaParola di quest’anno.
Quattro film che portano da Madame Bovary alla lettura come passione prevalentemente femminile, dalla febbre nata attorno alle opere e alla misteriosa identità della scrittrice Elena Ferrante alla vita della grande poetessa americana Emily Dickinson.
regia: Giacomo Durzi; soggetto e sceneggiatura: Giacomo Durzi, Laura Buffoni; fotografia: Beppe Gallo; montaggio: Mirko Platania, Paola Freddi; musiche: Andrea Bergesio, Valentina Gaia, Giorgio Ferrero (Minus&Plus), Rodolfo Mongitore (Minus&Plus), voce testi: Anna Bonaiuto; animazioni: Mara Cerri e Magda Guidi; con: Michael Reynolds, Francesca Marciano, Lisa Lucas, Ann Goldstein, Sarah McNally, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Elizabeth Strout, Jonathan Franzen, Giulia Zagrebelsky, Mario Martone, Roberto Faenza; produzione: Malìa, Rai Cinema; in collaborazione con QMI, Sky Arte HD.
Prima svizzera
v.o. italiano, inglese, st. italiano, 90′ – Italia 2017
Come si spiega un fenomeno editoriale internazionale come il successo di Elena Ferrante? Giacomo Durzi e Laura Buffon provano a suggerire qualche risposta intervistando una piccola selezione di testimoni autorevoli, dalla traduttrice della Ferrante Ann Goldstein al direttore di Europa Editions Michael Reynolds, da colleghi scrittori come Roberto Saviano e Francesca Marciano, ma anche Elizabeth Strout e Jonathan Franzen, fino ai registi che hanno adattato per il grande schermo i primi romanzi della Ferrante: Mario Martone e Roberto Faenza. È con la tetralogia nota in America come “the Neapolitan books” che Ferrante, chiunque lei (lui?) sia, è esplosa nel mondo. Ferrante Fever inizia con il podcast in cui Hillary Clinton, in piena campagna elettorale, dichiarava la sua passione per “L’amica geniale”, descrivendo la compulsione a proseguire nella lettura come un’assuefazione, e prosegue a raccontare quella febbre che si è impossessata di milioni di lettori a livello mondiale.
(mymovies.it)
Dopo la laurea in Giurisprudenza, Giacomo Durzi seguito corsi alla London Film School prima di diplomarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ha alternato l’attivita di sceneggiatore, regista e producer a esperienze editoriali per network come Nbc Universal e Fox Channels Italy, curando la selezione del prodotto e lo sviluppo delle produzioni. Come autore e regista ha realizzato programmi per canali come Fox Life, Rai e per La7. Nel corso degli anni ha scritto e diretto documentari televisivi di vario genere, di cinema per NBC Studio Universal, e storico-politici per Rai e The History Channel, nonche contenuti musicali per Channel 4 e Mtv Europe. Il suo ultimo film e S.B. Io lo conoscevo bene, presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2012 e distribuito in sala nel 2013. Story editor per varie societa, ha contribuito allo sviluppo di serie tv per le societa ITC Movie e Mediavivere-Endemol, e per gruppi esteri come Tandem Communications. Come sceneggiatore ha scritto produzioni televisive di lunga e breve serialita. Script consultant per Torino Film Lab, Biennale College Cinema e IDM-Alto Adige Film Commission, e docente di narrazione seriale presso la Scuola Holden e ha insegnato alla scuola di cinema di Berlino DFFB e alla IFS di Cologna. Attualmente è Story Editor per le produzioni originali di Sky Italia.
(cinemaitaliano.info)
regia: Claude Chabrol; sceneggiatura: Claude Chabrol dal romanzo eponimo di Gustave Flaubert, fotografia: Jean Rabier; montaggio: Monique Fardoulis, musica: Matthieu Chabrol; interpreti: François Perrier (il narratore), Isabelle Huppert, Jean-François Balmer, Christophe Malavoy, Lucas Belveaux, Jean Yanne…; produzione: MK2 Productions, CED Productions, FR3 Cinéma.>
v.o. francese, st. italiano, 137′ – Francia 1991
È probabilmente, con il film di Jean Renoir del ’34, la migliore versione apparsa sullo schermo della storia di Madame Bovary. Quello che accade alla protagonista nel romanzo di Flaubert è cosa nota: in una borghese vita di provincia, Madame Bovary conduceva una esistenza noiosa, così non trovò di meglio che tradire il marito, quasi per gioco, per occupare la sua giornata. Le conseguenze per lei furono tragiche e la portarono al suicidio. Nel film di Chabrol il tema è affrontato con eleganza. Vero protagonista del film è il bovarismo, cioè la mentalità della provincia in una certa fascia sociale. La Huppert è brava, segue il suo destino con un’annoiata tranquillità (proprio quello che Flaubert voleva esprimere), quasi non sapesse a cosa va incontro; gli altri personaggi sono descritti con molta fedeltà al testo originale.
(mymovies.it)
Claude Chabrol, nato il 24 giugno 1930 a Parigi dove muore il 12 settembre 2010, è stato regista, produttore, sceneggiatore, dialoghista e, occasionalmente attore.
Membro della generazione della Nouvelle Vague, è inizialmente critico cinematografico, poi produttore e infine passa alla regia. Chabrol, che si è sempre distinto per il suo humour volentieri sarcastico e per la sua profonda conoscenza del cinema, ha alternato in cinquant’anni di carriera, commedie di costume, drammi, film noir, film di genere e adattamenti letterari.
regia: Michel Deville; sceneggiatura: Michel Deville e Rosalinde Deville dal romanzo di Raymond Jean; fotografia: Dominique Le Rigoleur; montaggio: Raymonde Guyot; musiche: Ludwig van Beethoven; interpreti: Miou-Miou, Régis Royer, Maria Casarès, Patrick Chesnais, Pierre Dux, Brigitte Catillon, Marianne Denicourt, Charlotte Farran…; produzione: Rosalinde Deville.
v.o. francese, 95′ – Francia 1988
Constance ama leggere a letto, la sera. Legge “La Lectrice” a Jean, il suo compagno. Il romanzo racconta appunto di Marie che ama talmente la lettura che decide di farne il suo mestiere. Tramite i piccoli annunci è assunta di volta in volta dalla vedova centenaria di un generale, ammiratrice incondizionata di Marx e Tolstoj, da un adolescente disabile che coniuga piacevolmente Maupassant et la contemplazione delle gambe della sua lettrice, da un presidente di consiglio d’amministrazione oberato di lavoro che preferisce Marie ai suoi libri, da un magistrato in pensione che si fa leggere Sade. I racconti e le vite di Marie e Constance finiscono per confondersi…
(Télérama.fr)
Dopo essere stato l’assistente di Henri Decoin, Michel Deville inizia a realizzare film in piena Nouvelle Vague, alla quale non aderirà mai. Dopo Une balle dans le canon, firma Ce soir ou jamais (1961) con la sceneggiatrice Nina Companeez. È l’inizio di una collaborazione che si estenderà lungo 11 film, fino al 1971. I due realizzeranno commedie brillanti come Adorable menteuse (1962)o Benjamin ou les mémoires d’un puceau (1968). Negli anni ’70, senza la sua sceneggiatrice feticcio, Deville assume toni più duri e realizza Le Dossier 51 (1978) che segna un cambiamento nel suo cinema che si diversificherà cavalcando i generi. In La Lectrice utilizza ancora questo tono pessimista con il quale dipinge aspramente il suo tempo.
(allociné.fr)
regia: Terence Davies; sceneggiatura: Terence Davies; fotografia: Florian Hoffmeister; montaggio: Pia Di Ciaula; interpreti: Cynthia Nixon, Jennifer Ehle, Keith Carradine, Emma Bell, Duncan Duff, Jodhi May…; produzione: Hurricane Films, Potemkino, WeatherVen Productions.
Prima svizzera
v.o. inglese, st. italiano e/o francese – GB, Belgio, USA 2016
Nata nel 1803 ad Ambers nel Massachusetts. Mentre studia alle scuole superiori, Emily Dickinson decide di allontanarsi dal College di Mount Holyoke per non doversi professare cristiana. Da quel momento vivrà nella casa paterna riducendo sempre più le frequentazioni del mondo esterno e dedicandosi alla scrittura e in particolare alla poesia. Alcune sue opere vengono pubblicate mentre è ancora in vita anche se l’editore le rimaneggia per farle aderire ai canoni che ritiene più appetibili per i lettori.
Terence Davies ha fatto centro, dove altri hanno talvolta fallito. Immaginare cioè la biografia di una poetessa del livello della Dickinson della cui vita da autoreclusa sembrerebbe che non si sapesse abbastanza per farne un film e riuscire a trarne una narrazione che non solo si salva dalla consueta ricostruzione filologica delle opere cosiddette ‘in costume’ ma offre al pubblico occasioni di riflessione su un’epoca non dimenticando (e qui sta l’ulteriore eccezionalità) occasioni di sorriso quando non di aperta risata.
(mymovies.it)
Davies nasce e cresce a Liverpool, in una numerosa famiglia della classe operaia. Dopo aver lavorato dieci anni come commesso in un’agenzia di spedizioni e come ragioniere in uno studio contabile, nel 1971entra nella Coventry School of Drama, dove scrive e dirige il suo primo cortometraggio, Children. Entrato poi alla National Film School, realizza come film di diploma Madonna and Child (1980). Con il successivo Death and Transfiguration (1983) conclude quella che viene poi presentata nei festival cinematografici internazionali come The Terence Davies Trilogy (1984). Nel 1988 scrive e dirige il suo primo lungometraggio, Voci lontane… sempre presenti (Distant Voices, Still Lives), vincitore del Pardo d’oro al Festival di Locarno e del premio FIPRESCI al 41º Festival di Cannes, nella Quinzaine des Réalisateurs. Seguono Il lungo giorno finisce (The Long Day Closes) (1992), Serenata alla luna (The Neon Bible) (1995), tratto da un romanzo di John Kennedy Toole e La casa della gioia (The House of Mirth) (2000), tratto da un romanzo di Edith Wharton.
Passano otto anni prima che Davies presenti la sua successiva opera cinematografica, Of Time and the City, documentario sulla sua città natale, presentato come proiezione speciale nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2008. Nel 2011 realizza The Deep Blue Sea, trasposizione dell’omonima opera teatrale di Terence Rattigan. È anche regista teatrale.
(Wikipedia)