PROMUOVERE LA DIVERSITÀ

SISTER DISTRIBUTION

martedì  20:30

Per la prima volta i circoli del cinema ticinesi propongono una rassegna non dedicata ad un regista, ad un attore o ad una tematica specifica, bensì ad un distributore, nella fattispecie la Sister Distribution di Ginevra. Scorrendo la lista dei film scelti si evince la qualità degli stessi. La Sister ha in catalogo film di grandi registi quali Ryûsuke Hamaguchi, Hong Sang-soo, Albert Serra, Kelly Reichardt e tanti altri. Ecco spiegato il motivo per cui si è scelto questo distributore. Sono 13 le pellicole che passeranno nelle quattro sale ticinesi. La fetta più grossa al GranRex di Locarno.

Distribuzione: il cuore della lotta del cinema tra economia e arte
Il distributore è al centro della lotta storica che da sempre lacera il cinema: il conflitto tra la sua dimensione economica e quella artistica. “Il cinema ha la particolarità di essere sia un’arte, sia un’industria, fin dai suoi albori. E un’industria che ha il potere di generare un sacco di soldi. Quindi il cinema è davvero un’economia “, spiega Abel Davoine direttore della Sister Distribution. E in questo contesto, l’avidità di solito ha la precedenza sull’amore per il cinema come arte. Questa mentalità ha l’effetto di ridurre significativamente la diversità dei film offerti nelle sale cinematografiche. Invece di evolversi, tende a ristagnare e riciclare gli stessi generi che si sono affermati in passato.

Il lavoro di Sister Distribution: promuovere la diversità
Fortunatamente l’istinto economico non domina interamente la sfera della distribuzione cinematografica. Qua e là persistono isole di resistenza che continuano a credere che il cinema abbia una vocazione al di là di una semplice remunerazione economica. Abel, insieme alla società Sister Distribution, sta cercando di condurre questa lotta nella regione del Lago Lemano. La società è stata fondata nel 2017 su iniziativa dei registi della società di produzione ginevrina Close Up Films, che hanno chiamato Abel Davoine a distribuire i loro film. Dopo qualche tempo, Davoine trovò più interessante rendere autonoma la sua attività. Molto rapidamente, la sua intenzione è stata chiara: dare priorità alla diversità dei film proiettati piuttosto che al loro potenziale commerciale. Per Abel un film è molto più di un prodotto economico.” Quello che mi interessa come spettatore è che un film abbia una singolarità, una forza propria. Sia nella commedia che in un altro genere. Abel Davoine è convinto che anche l’offerta possa avere un’influenza sulla domanda, che non sia solo il mercato e le sue mode passeggere ad avere il potere di determinare il genere dei film che hanno accesso alle sale cinematografiche.
(Redatto sulla base di un’intervista di Lucas Millet ad Abel Davoine pubblicata su EPIC)
Giancarlo De Bernardi, Circolo del Cinema di Locarno

28.2.2023 | LES AMANDIERS

regia, sceneggiatura e dialoghi: Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Lvovsky e Agnès De Sacy; fotografia: Julien Poupard; musica: François Waledisch; montaggio: Anne Weil; interpreti: Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau, Noham Edje, Vassili Schneider, Eva Danino, Liv Henneguier, Baptiste Carrion-Weiss, Léna Garrel, Sarah Henochsberg, Oscar Lesage; produzione: Bibi Film TV e Arte France Cinema.

v.o. francese; st. tedesco; 125’ – Francia 2022
Miglior film Festival di Namur 2022

Seconda metà degli anni ’80, Stella, Etienne, Adèle e tutta la troupe hanno vent’anni. Hanno superato l’esame di ammissione della famosa scuola creata da Patrice Chéreau e Pierre Romans al Théâtre des Amandiers di Nanterre. Lanciati a tutta velocità nella vita, nella passione, nel gioco, nell’amore, insieme vivranno la svolta della loro vita, ma anche le loro prime grandi tragedie.

Coadiuvata allo script da Noémie Lvovsky, Valeria Bruni Tedeschi non prende parte al film come attrice (ed è la prima volta che accade in un’opera che dirige), ma dimostra di aver raggiunto una piena consapevolezza del mezzo soprattutto grazie ad una direzione attoriale che sfiora la perfezione. È un film che non retrocede mai di un millimetro, Les amandiers, imperfetto ma vivo, divertente e triste, trascinante nella scelta di alcune canzoni diegetiche e non (su tutte Le chanteur di Daniel Balavoine, urlata a squarciagola dentro la macchina), di certo atto d’amore verso la scuola e il maestro che l’ha formata, facendola peraltro esordire al cinema con Hôtel de France nell’87, non per questo ritratto apologetico di un uomo, Chéreau, che nella caratterizzazione del sempre bravo Garrel, trova anche sfaccettature di uomo non necessariamente “esemplare”. È l’ulteriore conferma della bontà di un’operazione nostalgia che però non cede mai al ricatto emotivo, magari “sottrae” poco ma – in un certo senso – rispecchia a 360° le caratteristiche della donna, regista, attrice, che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare nel corso degli anni. Bello, vivo.
(da Valerio Sammarco, www.cinematografo.it)

7.3.2023 | WHEEL OF FORTUNE AND FANTASY

regia e sceneggiatura: Ryûsuke Hamaguchi; fotografia: Yukiko Iioka; suono: Akihiko Suzuki e Naoki Jono; interpreti: Kotone Furukawa, Ayumu Nakajima, Hyunri, Kiyohiko Shibukawa, Katsuki Mori, Shouma Kai, Fusako Urabe, Aoba Kawai; produzione: Neopa e Fictive.

v.o. giapponese; st. francese; 121’ – Giappone 2021
Gran premio della giuria Orso d’argento Berlino 2021; Miglior regia Chicago Film Festival 2021; Menzione speciale Festival Haifa 2021

Un triangolo amoroso inaspettato, un tentativo di seduzione che va storto e un incontro nato da un malinteso. La traiettoria di tre donne che dovranno fare una scelta… Queste tre storie sono state concepite come le prime tre di una serie di sette storie a tema “coincidenza e immaginazione”. La coincidenza mi ha sempre interessato. Mostrare la coincidenza è un modo per affermare che la rarità è l’essenza del mondo, più della realtà stessa. Mi sono reso conto di come esplorare questo tema offrisse prospettive narrative imprevedibili. Lasciatevi sorprendere dall’inaspettato del mondo. Ryûsuke Hamaguchi

Nel film di Hamaguchi c’è un Paese rigido che soffoca la spontaneità e che viene liberato tramite un’estetica controllata e minimale. Una semplicità di linguaggio rohmeriana attenta alle storie del quotidiano e una modalità di racconto che sfrutta la grande capacità di costruire storie tramite dialoghi brillanti. Un cinema totalmente delegittimato dal bisogno di dover per forza di cose spiegare i sentimenti umani. Un’estetica che si fa forte della scrittura e delle interpretazioni. Una regia che utilizza il fuoricampo e che allo stesso tempo non ha paura di svelare la presenza della macchina tramite zoom improvvisi. Il mezzo serve per mettere in scena racconti morali e avere finalmente una seconda possibilità per tutte le occasioni mancate nel reale.
(da Carmelo Leonardi, www. Sentieriselvaggi.it)

14.3.2023 | LES MAGNÉTIQUES

regia: Vincent Maël Cardona; sceneggiatura: Vincent Maël Cardona, Chloë Larouchi, Maël Le Garrec, Rose Philippon, Catherine Paillé, Romain Compingt; fotografia: Brice Pancot; montaggio: Flora Volpière; musica: David Sztanke; interpreti: Thimotée Robart, Marie Colomb, Joseph Olivennes; produzione: Easy Tiger e Srab Films.

v.o. francese; 98′ – Francia 2021
Premio SACD (Director’s Fortnight) al Festival di Cannes 2021; Premio miglior opera prima ai César 2022.

«Here are the young men, the weight on their shoulders. Here are the young men, well where have they been?». La magnetica voce di Ian Curtis, frontman del gruppo britannico Joy Division, morto suicida nel maggio del 1980, è l’urlo di dolore che spazza via ogni speranza di futuro. Un anno dopo, nel maggio 1981, François Mitterrand vince la sua prima elezione per la presidenza della repubblica francese, ed ecco che il mondo sembra davvero poter finire da un momento all’altro. Una cittadina di provincia agli inizi degli Anni 80. Philippe vive nell’ombra del fratello Jérôme, leader della banda. Fra radio pirata, il garage del padre e la minaccia del servizio militare, ignorano che stanno vivendo gli ultimi momenti di un mondo che sta per sparire.

Presentato all’ultima Quinzaine des Réalisateurs e vincitore come miglior opera prima ai César, Les Magnétiques è l’opera prima di Vincent Maël Cardona. Un coming-of-age ipnotico e romantico, caratterizzato da una colonna sonora trascinante. Il timido protagonista, interpretato da un inesperto e ciononostante intenso Thimotée Robart, è un personaggio riuscitissimo che certamente si farà ricordare. Così la scena delle pulizie in caserma. Una decade tragica, segnata subito da un lutto diventato simbolo di una disperazione generazionale, che per alcuni sarà senza rimedio. Gli altri potranno fare affidamento a pochi strumenti di comprensione del mondo, fra i quali spicca la musica new wave. La radio come liberazione, via di fuga, valvola di sfogo. Le feste intorno al fuoco nella campagna più buia come consolazione rituale, al tempo debolezza congenita e forza motrice del sogno. Thimothée Robart ci accompagna in un viaggio tra canzoni come “Touche pas à mon sexe” e “Tombeau de mademoiselle”, prima che i Joy Division e gli Undertones dettino il tono. La musica è onnipresente per esorcizzare l’assenza, per mantenere un legame con i propri cari.
(da Alessandro amato, w.sentieriselvaggi.it)

21.3.2023 | FIRST COW

regia: Kelly Reichardt; sceneggiatura: Kelly Reichardt e Jonathan Raymond; fotografia: Christopher Blauvelt; montaggio: Kelly Reichardt; musica: William Tyler; interpreti: John Magaro, Toby Jones, Ewen Bremner, Orion Lee; produzione: FilmScience e IAC Films.

v.o. inglese; st. francese; 121’ – USA 2019
Tra i 28 premi: Pardo d’onore a Kelly Reichardt Locarno 2022; Miglior film Cahier du cinéma  2021;  Miglior film Festival Gijon 2021; Miglior sceneggiatura Denver Film Critics 2021

Intorno al 1820, Cookie Figowitz, un esperto cuoco solitario e taciturno, viaggia verso Ovest e alla fine si unisce a un gruppo di cacciatori nel profondo dell’Oregon. Lì, fa amicizia con King-Lu, un immigrato di origine cinese, che pure sta cercando di fare fortuna. Uniranno rapidamente le forze per creare una piccola attività di successo, utilizzando una mucca da latte, molto apprezzata da un ricco proprietario locale, per fare torte.

Chi segue la parabola del cinema indipendente americano sa che l’autrice di First Cow, Kelly Reichardt, è un punto di riferimento inevitabile per una serie sconfinata di autori più recenti. Dopotutto, nel corso di una carriera venticinquennale (sette lungometraggi, inclusi due autentici capolavori come Old Joy e Meek’s Cutoff), la regista di Miami ha costruito un suo personalissimo linguaggio cinematografico, una sorta di Neorealismo che attinge tanto da Roberto Rossellini quanto da Mike Flanagan (n.d.r. regista ancora poco noto alle nostre latitudini), con l’obiettivo di indagare le dinamiche sociali e culturali dell’America contemporanea, senza rincorrere opere di “denuncia sociale”.
(da Daniele Lombardi, www.anonimacinefili it.)

28.3.2023 | TLAMESS – SORTILÈGES

regia e sceneggiatura: Ala Eddine Slim; fotografia: Amine Messadi; montaggio: Ala Eddine Slim; musica: Oiseaux-Tempête; interpreti: Abdullah Miniawy, Souhir Ben Amara, Khaled Ben Aissa; produzione: Exit Productions e Still Moving.

v.o. arabo; st. francese; 120′ – Francia, Tunisia 2019
Miglior regia Festival Salonicco 2019

Dopo la morte di sua madre, un giovane soldato insediato nel deserto tunisino, ottiene un permesso di una settimana. Non tornerà mai più e abbandonerà l’esercito. In fuga, viene inseguito dalla polizia in un quartiere popolare. Anni dopo, una giovane donna incinta sposata con un ricco uomo d’affari vive in una lussuosa villa nel mezzo di una foresta. Un giorno incontra per caso un uomo dall’aspetto strano. È l’ex soldato. Questo incontro segna l’inizio di una serie di eventi misteriosi, che coinvolgono l’ex soldato, la donna incinta e il futuro bambino.

Inizialmente il film assume la forma di un thriller psicologico nel quale si vede la camera seguire incessantemente (o quasi) il protagonista e coglierne la lenta ma inesorabile trasformazione. La composizione del quadro riflette la narrazione e gli elementi architettonici sembrano intrappolarne i movimenti. D’altra parte le ottime riprese con il drone restituiscono ariosità e respiro fino all’implacabile e interminabile piano sequenza che chiude la prima parte. Nella seconda il quadro cambia: la macchina da presa indugia, l’ambientazione si sposta nella natura abbandonando la città. L’incontro tra i due personaggi apre alla comunicazione e allo scambio per quanto particolari.  Il finale enigmatico riscrive e scardina in qualche modo i concetti socialmente acquisiti di gender, famiglia e maternità.
(da www.locchiodelcineasta.com)

4.4.2023 | LA PRUNELLE DE MES YEUX

regia e sceneggiatura: Axelle Ropert; fotografia: Sébastien Buchmann; montaggio: François Quiqueré; musica: Benjamin Esdraffo; interpreti: Mélanie Bernier, Bastien Bouillon, Serge Bozon, Swann Arlaud, Chloé Astor, Tamar Baruch, Marion Briet; produzione: Les Films Pelléas.

v.o. francese; 90′ – Francia 2016

Una ragazza, un ragazzo. Vivono nello stesso edificio. Lei ama la musica, lui pure (ma non la stessa). Si incontrano in ascensore. Si odiano, si incrociano di continuo. E soprattutto: lei è cieca, lui ci vede perfettamente. Un giorno, provocatoriamente, le fa credere di essere anch’egli cieco. Quello che era uno scherzo di cattivo gusto si protrae, arriva l’amore, la situazione si complica e l’inganno diventerà esplosivo.

L’idea nasce da una capacità di osservazione della vita quotidiana, trasformata in storia, ponendo grande attenzione al dettaglio. “Vedevo ogni giorno una scena commovente nel mio quartiere: una madre cieca che accompagnava la bambina a scuola. Ho pensato che sarebbe stato interessante non oltrepassare la linea del politicamente corretto su una disabilità come la cecità, ma anche di cercare dei momenti ilari. E così è nata questa storia d’amore in ascensore. Mi è sempre piaciuto il cinema classico americano, come quello di Ernst Lubitsch, in cui l’eleganza si mescolava al tragico e al comico.”
(da un’intervista con Axelle Ropert).